sabato 24 ottobre 2009

Un'ALQA Seltzer per digerire meglio


di Alberto Crescitelli


Un pezzo particolare tra rimembranze e suggestioni astrologiche che scrissi nel 2003, ma che ben si adatta ai nostri giorni...



"Occidente, Nord e Sud a pezzi, troni in briciole,
regni in bilico. Fuggi nel puro Oriente, assaggia
l'aria dei Patriarchi! Fra canti, amore e vini
ritornerai ragazzo nella fonte di Chiser.

Laggiù nella purezza, nel giusto, voglio immergermi
negli abissi all'origine della specie degli uomini,
quando non si rompevano la testa, ma apprendevano
da Dio scienza celeste nelle lingue terrestri."

J.W. Goethe, tratto da "Egira"



È Consuetudine d'ogni anno. In quei giorni che vedono la sortita del Sole dal Segno dello Scorpione ed il suo ingresso nel Sagittario, negli States festeggiano il Thanksgiving, i musulmani concludono il Ramadan e nel nostro Bel Paese giungono in città i primi ardimentosi Zampognari. Dalle mie parti, poi, è sufficiente ch'essi notino una soglia incustodita, perché vi s'intrufolino per "rallegrare" gli importunati astanti con una potente 'strombazzata all'arabesque' eseguita senza alcun indugio: la Novena va suonata, poco importa dove e come, sia esso luogo destinato ad attività commerciale, od un'abitazione.
Ieri, durante una passeggiata mi soffermai infatti ad ascoltare un "Tu scendi dalle stelle" eseguito con scarsa maestria, sbirciando nel contempo dalle vetrine nel negozio d'abbigliamento ch'era stato appunto individuato e subito "colpito" da uno scombinato duo di Zampogna: di quelli che 'taca la Novena', senza lasciar manco il tempo di dare l'assenso al titolare del lussuoso ma un po' sconfortato esercizio. Possedeva un'espressione torva e piena di sopportazione, il volto di quest'ultimo che s'affacciava al di sopra del giornale sfogliato con entrambe le mani (con in prima pagina la solita foto ANSA di Osama, e a tergo l'immagine pubblicitaria di un calendario osé), mentre le due giovani "ombelicate" e truccaticcie commesse, continuavano come se nulla stesse accadendo ad inventariare merci appena arrivate, malgrado la potenza polmonare dei due, e specie la ciaramella "sotto" di mezzo tono, che frastornava l'intero vicinato... Peré-peppé-peperepééé...

Vero, proprio una bella e calda giornata quella di ieri, tanto da dover portare la giacca "a braccio" per il caldo (segnava 23° il non lontano orologio/meteo della farmacia). Ciononostante, la scena che mi si presentava davanti, era intrisa d'un mesto e rassegnato decadentismo degno tout court d'incarnare quel famoso sonetto del Verlaine "Je suis l'Empire à la fin de la décadence". Esageravo? ma sì, via... - pensai rimanendo alquanto perplesso per la strana evoluzione dei miei pensieri. Lasciavano comunque riflettere le vesti smorte e arruffate dei due musicanti, tipicamente sartoriate con quei pellicciotti e gambaloni di pecora cari al giovane Verga: poiché contrastavano, appunto, con i connotati decisamente settembrini della giornata ("ricca" perciò più del solito di smog). E poi, le commesse, con i loro visetti d'altronde mi rimembravano - assieme a quel romantico "timor del cuor" ch'erompe sempre alla vista del gentil sesso, sia quel femminismo libertario nell'accezione nobile della "tosta" George Sand, amica del delicato Chopin, sia il nuovo spauracchio cinematografico pressoché pedopornografico - "Thirteen", aizzato dai media e dalla terrifica recensione di Natalia Aspesi all'omonimo film: spiattellata, senza mezzi "pardon" su di un numero de "La Repubblica" dei primi di novembre.


Mentre devo dire che l'esercente simbolizzava infine, in quei pensieri che non volevo affatto far miei, l'imago ruinae hominis tanto immaginata, sognata, narrata con gran successo dalle penne dei maggiori letterati del Continente quando ancora lo si apostrofava con "Vecchio". Lui, il castigato europeo italiota, ormai in guerra contro lo "Sceicco" senza ch'egli per nulla l'ambisse, e per di più Esercente: emendato malamente indi, anche dalle associazioni dei consumatori per gli aumenti ingiustificati, e scomunicato pure dall'Euro forte che promette solo gran potere d'acquisto all'estero, ma scarse vendite qui in Europa.
"Ohibò, ora basta con questi pensieri: saranno senz'altro frutto postumo d'una suggestione scaturita dallo studio del Tema 'assaturnato' dell'imminente Anno nuovo", dissi a me stesso riprendendo il passo; e notando, nel contempo - mentre la bislacca esecuzione dei due zampognari diventava una eco in lontananza - ch'erano arrivate 'apparentemente' fuori stagione anche le bancarelle dei libri: lì, più avanti, sempre in via Plinio, in quel lembo di strada che s'affaccia sugli scavi dell'antica Pompei, ove è possibile ammirare il fascino di kronos in Via dell'Abbondanza e Porta nocera, alle pendici del Vesuvio.

"Dizionario dei sinonimi e dei contrari; 100 ricette per leccarsi i baffi; Il kamasutra; Manuale del perfetto giocatore; 1000 nuove barzellette..."

Avevo raggiunto la meta, e soffermandomi di tanto in tanto continuavo a scorrere la disordinata bancarella tenuta d'occhio da una giovane donna con le sopracciglia delineate a matita e attillata con una sgargiante collana e dei pantaloni-collant verde pisello. Allorquando, fui colpito da un volumetto con copertina rigida e telata. Lo presi tra le mani, e mi accorsi così ch'era fornito - come i libri di un tempo - del tipico laccetto segnalibro. Lo aprii alla pagina contrassegnata e ricordo che pensai, nell'accingermi a leggere le prime righe che mi capitassero, "Questa pagina forse è per me"..



Mentre navigavo sull'Eufrate,
l'anello d'oro che da poco
mi avevi regalato è scivolato
dal dito giù nei flutti.

Era un sogno. Tra i rami
l'aurora mi dardeggiava gli occhi.
Dimmi Poeta, Profeta dimmi,
che significa il sogno?



Rinchiusi estasiato il tautologico-evento-volumetto, che pareva volesse anch'esso ribadirmi ulteriori suggestioni saturnine de l'autre siècle da far mie, e mi rivolsi dunque alla ragazza non lontana da me che nel frattempo non aveva mai smesso di tenermi d'occhio: "Scusa, quanto costa questo qui?" dissi facendo attenzione a non mostrar troppo il mio interesse. "Sei euro, è di quelli con lo sconto", rispose lei con quel tocco di consuetudine che fa sempre risparmiare. Così, mi allontanai contento del mio acquisto dirigendomi verso casa, poiché s'era fatta quasi ora di pranzo, ormai. Mi aspettava mio figlio e dell'ottimo Seitan affumicato con il contorno di una deliziosa insalatina certificata d'esser verdura bio-tech... Ma,in cuor mio la pulsione verace era quella d'immergermi nella lettura del nuovo libro. Tosto, appena finito di pranzare, mi accomodai sul divano e presi a sfogliarlo per dar subito uno sguardo complessivo all'Opera: l'introduzione, i vari capitoli... e mentre così sfogliavo, trassi profondi pensieri associando al titolo, ai versi 'donati' dal segnalibro, ed ai primi versi del sonetto "Egira", le problematiche Occidentali-Orientali odierne che angustiano pesantemente e pericolosamente il Mondo...

"Ops, ho mangiato troppo in fretta" - dissi tra me e me, accorgendomi all'improvviso di avere un po' di mal di stomaco: "mi ci vorrebbe proprio un'Alqa Seltzer che non ho, mannaggia!" mm.. "Sarà anch'esso un evento-significatore all'interno delle 'narranti' sincronicità di questa bella giornata, un presagio ricco di significanze anche questo dolorino?" pensai, sentendomi un po' buffo nel frattempo che mi distesi del tutto sul divano... appoggiando lentamente "Il Divano" a sua volta sul mio petto mentre le palpebre mi si chiudevano come fossero ebbre; soggiogate del tutto dalle dolci spire morfiche di una pennichella.

Pompei, 5 dicembre 2003

sabato 10 ottobre 2009

Elegia per Eva (e i nascituri cloni)






di Alberto Crescitelli

Fu nel dicembre del 2002 che la setta dei Raeliani diede notizia che stava venendo alla luce una bambina che loro stessi avevano clonato in laboratorio. Dissero che l'avrebbero chiamata EVA... profondamente toccato da cotanta tragica notizia, scrissi questa elegia :


Grazie per essere nata il giorno dopo
la Santa natività di Gesù bambino.

Così le luminarie, i baluginìi e le dolci atmosfere
del Santo Natale in futuro ricorderanno
anche la tua apparizione in questo mondo:

Tu che sei venuta a noi per dar
compimento agli omosessuali, e alle mamme
ed i padri che amano "far da Sé";
...che sei venuta a noi, per chi ha perduto l'amata
sposa e che testardamente la rivuole accanto a Sé;
...che sei venuta a noi anche per dar sollievo
a quelli che pensano: "per il Mondo,
la più grave perdita è proprio la scomparsa di Sé"...

Gioia dell'ingegneria genetica, non sei stupida follia:
le Chimere bicefalo, e quelle dalla testa di maiale
e membra di vacca rabbrividiscono timorose
calando il capo, innanzi a Te.

Tu, sei senz'altro colei che cancellerà
per sempre la colpa dell'aborto;
e la tua stirpe sarà il sollazzo sereno,
pacato e senza peccato... dell'Orco.

O Eva,
cancellerai dall'umano
cuore ogni senso di pietà
e finanche ogni rimorso!
Perché nessuno, finalmente[!],
potrà più piangere la tua impossibile morte.

Giacché:
chi, potrà mai ferirti nell'animo?
Chi, potrà mai pensare che odierai i soprusi?
E Chi, prenderà mai seriamente una tua lacrima?
Solo la tua mamma[?] che ben presto,
anelerà per il "suo" bene la tua scomparsa?

Non-nata, non potrai nemmeno morire.
Solo scomparire, invero, dovrai, senza nessun
rimpianto da parte tua e di chi ti ha voluto al mondo.
Sia lode al dio! [?]

O Meraviglia delle meraviglie! Un vero Miracolo!

Eva: sei senza dubbio, proprio la "deliziosa"
creatura-giocattolo-messia che in tanti, aspettavano!

[Anno 2002: in futuro, ricorderemo quando
il mondo intero era in dolce (tua) attesa...]

...Quando furono allestiti per te con amore, imponenti stoccaggi
di Plutonio e traffici occulti dell'arricchito Uranio...
E dall'Estremo Oriente all'Occidente, un solo grido
- con gran sussulto - si levò:

"Tekhnos! Tekhnos!"
"Un solo dito su quel pulsante e... Bumm!"

"Tekhnos! Tekhnos!"
"Un solo dito su quel pulsante e... Bumm!"

Ma solo quando sarai grandicella
saprai di queste cose e tutta la favella:

EVA!

Riscatto dei sacerdoti 'magnaccia' di bambini
de i'luogo che ti ha dato i natali e del mondo:
insinuerai finalmente il vero, importante e unico
dubbio nell'umane genti!
...Che, forse giammai[!] è stato peccato
massacrare i propri figli e
quell'insopportabile - e ormai desueta - matrice pazza!

"Ratio! Tekhnos!"
"Siano le tette di plastica e senza latte!
Ma che siano turgide e sode
per i piaceri del lupanare!"

"Ratio! Tekhnos!"
"Siano le tette di plastica e senza latte!
Ma che siano turgide e sode
per i piaceri del lupanare!"

[Anno 2002: in futuro, ricorderemo quando
il mondo intero era in dolce (tua) attesa...]

Tante le bare bianche, e tutte per Te, come in festa.
Mentre l'affranta matrix naturae "ex fata" ora disgustata
allorché, costretta con inganno all'ubbidienza
dell'ingrato compito di plasmare Te;
l'unica, e vera grande bestia del Creato.
Così tanto bramata!
Perché? Perché?

"Perché Figlia del voler de l'Cielo!
Per il voler supremo degli ominidi verdi!"

Così, o Truffa vivente,
sarai per sempre decantata.

E d'innanzi al dio, ne sia hora et semper data prova:
"Il valore della Vita è minor d'una sega"...

Orbene nessuna compassione sarà più necessaria!
Indi, volga al desìo il malor dell'animo.
Orsù: cominci il macabro festino!
Si dia inizio alle danze della Morte invisibile...

Ma un sol dubbio costella ahimè, la benemerita scienza
figlia del potere: che Osama dicesse bene[?]
quando ebbe ad affermare, "la vita degli occidentali
vale molto meno di quella d'un cane?"


28 dicembre 2002

lunedì 5 ottobre 2009

L'immoralità della favola




di Alberto Crescitelli



C'era un tempo "Gaia", una gran bella città ove tutti gli abitanti potevano gioire degli eccessi dei piaceri della vita, di tanto buon vino e dei lupanari.
Situato a Nord di questa sontuosa città, vi era il borgo di Marte, un quartiere abitato per lo più da persone prepotenti e arroganti; e a Sud il borgo di Venere, i cui residenti erano lascivi e dissoluti; a Est, invece, il borgo di Mercurio, borgo dei furbi e disonesti. Ed infine a Ovest, quello della Luna: rione degli opportunisti e degli ignavi.
Al centro della bella "Gaia" dominava poi una piazza, o meglio: un Foro con un colonnato piuttosto pomposo inaspettatamente addobbato con un'ara sacrificale che, tutti gli abitanti molti anni addietro, decisero di edificare in lode a Saturno. Ed era presso questo Foro saturnino che per costumanza amavano riunirsi gran parte degli abitanti di Gaia; acciocché venissero sciorinati i diversi punti di vista al fin di "costruire" giorno dopo giorno, la cosiddetta civiltà del benessere e del piacere :

- sacrificando animali allevati in terribili stalle con cibi avariati e putrefatti; non perché costoro fossero cinici, ma perché secondo la logica "scientifica" dei mercuriali, occorreva applicare il principio del "minimo costo onde ricavarne massimo rendimento" per ottenere ricchezza, benessere e felicità!
- Sacrificando i propri figli perché, secondo la logica dei venusiani, la prole era un ostacolo alla libertà, all'autorealizzazione e ai "rapporti sociali"; d'altronde, i pargoli zavorravano inutilmente i cittadini anche ad un'ulteriore necessità: quella di procacciarsi una morale educativa da infondervi…
- Sacrificando quelle pochissime persone dabbene che tentavano invano di ostacolare la prepotenza e il cinismo dei marziani; i quali apparivano invincibili perché dirigevano con "prestigiosa autorità" proprio quegli atti volti al cosiddetto "benessere" convulso della comunità.
- Finendo per sacrificare quasi sempre poi, persino se stessi e l'integrità morale: poiché i lunatici insegnavano con il loro esempio che tutto va sempre bene se tutti, infondo, "appaiono" felici e contenti.



Così, benché gli animali soffrissero pene indicibili e gli adolescenti dell'urbe fossero divenuti tutti ubriaconi e prostitute che amavano anche torturar se stessi conficcando spilli e chiodi nelle membra, gran parte dei cittadini, gira e rigira, si ritrovavano sempre e in ogni caso soddisfatti e paghi (senza far caso, a quella sensazione di leggera ansia e panico che li avvolgeva quotidianamente) e serenamente sazi, al sorgere d'ogni Luna piena, intanto che le poche persone sensibili e buone venivano sistematicamente isolate, offese e ridotte ai margini della presunta "società dei felici".



Ma un giorno giunsero tre viandanti; che quantunque provenissero da luoghi tra loro assai distanti, per superba e gran magia si ritrovarono, all'uopo, presso le porte di "Gaia". Il primo, giungeva dalla città d'Urania; il secondo dal regno di Nettunia e, il terzo, dal mondo di Plutonia.
Quando i cittadini li videro, s'accorsero all'istante che erano persone molto insolite: poiché il loro sguardo era infinito come il cielo, profondo come il mare e penetrante come gli abissi. ...Stranamente questi forestieri incutevano timore a molti dei contradaiuoli (che non avevano mai temuto niente e nessuno), malgrado il fatto che fossero dolci e mansueti, e dalla loro bocca scaturissero parole sagge e confortanti.
Ma la cosa più insolita che ravvisarono tutti, fu, che da quando erano arrivati codesti tre viandanti in città, inspiegabilmente, sull'ara sacrificale dedicata a Saturno, divenne visibile quanto questa fosse impiastricciata di sangue: non era mai accaduto!

[Chi mai li avrà guidati qui da noi?]
[E perché?]
[Liberiamocene! Prima che sia troppo tardi!]

S'accorsero poi ancora che gli adolescenti, contestualmente alla loro comparsa nell'urbe, avevano cominciato ad uccidere le madri, i padri e il promesso sposo; e che anche gli stessi genitori, s'erano ritrovati sempre più spesso coinvolti ad assassinare la propria stirpe. Laddove gli arroganti uomini di potere avevano altresì dato inizio, a una persecuzione sistematica di quelli... come loro: probabilmente perché - pensarono i più scaltri - non v'erano più persone esemplari da tediare.
Ma fortunatamente vi fu anche molta gente che non fece caso a tutti questi prodigi infausti: poiché per essi, l'unica cosa importante, era l'assicurarsi che il salario andasse e venisse ogni mese. Avevano delle sicurezze cui pensare, costoro, altroché!



Sebbene questi tre viandanti parlassero, con chiunque incontravano in città, della necessità di divenire tutti più compassionevoli con gli animali, più generosi e attenti con i figli, e più giusti con i deboli, gli arroganti e lascivi cittadini di "Gaia" - capeggiati da quelli del borgo dei marziani - li fecero infine arrestare. Credendo, che così facendo, avrebbero senz'altro impedito le tante sciagure (invero provocate dai loro stessi abominevoli atti compiuti in passato) che occorrevano giorno dopo giorno dal loro arrivo; e sperando, tra l'altro, anche di reprimere i tumulti profondi della coscienza... dalla quale erano tormentati sempre più. Orbene quelli del borgo di Marte, i più turpi, il giorno dopo escogitarono uno stratagemma (a mali estremi…) per rabbonire e allo stesso tempo confondere il "sopraffino" volgo di Gaia a loro sottoposto: "Certo, che hanno provocato un gran bel scompiglio in città, quei tre" - confabulavano segretamente i marziani nei sontuosi palazzi presso il Foro - "facciamo indossare a quelli del borgo dei lunatici, vesti simili a quelle dei pii viandanti, e che s' imparino anche le 'filastrocche' che recitavano quei folli: dopo di che, ordiniamo loro di recarsi nei lupanari e nelle bettole… Così tutti, crederanno che si possa diventare dei 'veri probi' come siamo noi: che, pur commettendo soprusi e violenze, siamo buoni e signorili; che, pur adescando giovani e bisognosi per bassi intenti, siamo generosi e altruisti…"

Una volta messa in atto la fosca trama, decisero il destino dei tre poveretti: innanzi tutto lo fecero - com'era loro consuetudine - arbitrariamente e in "camera charitatis"… Poi, assegnarono loro ogni tipo di flagelli; fino a quando, addotti un giorno i poveri viandanti presso un tribunale popolare, emisero il verdetto: "Da quando siete entrati in città, sono capitate sciagure d'ogni tipo! Vostra è la colpa! Sacrificheremo allora proprio voi tre, per il bene di tutti noi! Sarà solo così che riusciremo a superare gli ostacoli, le maledizioni e le angosce da voi create grazie alle vostre parole e ai vostri atti: contro la 'libertà', la 'pace' e il 'piacere' che tutta la nostra prospera cittadinanza, persegue!"


Allorché il viandante giunto da Nettunia alzò lo sguardo maestoso, fissò negli occhi il presidente della giuria, e disse:

[TU IMMENSO DESERTO]*

Non hai nulla negli occhi:
arida è la tua voce,
arido il tuo sorriso,
aride le tue parole.
Sei come un immenso deserto,
una grande distesa libica:
nel desolato cammino
soccombe il pensiero.

Presa dallo sgomento, la giuria s'affrettò ipso facto a rendere immediata ed esecutiva la condanna al supremo sacrificio: facendo decapitare sull'ara saturnina per primo, il viandante che proveniva da Urania… e una gran Luce li accecò tutti, per sempre e totalmente, senza comunque compromettere la "loro" visione. Poi, quello proveniente da Nettunia: …e il mare irruppe nella città sommergendoli fino al busto (ma ciononostante, si accorsero che riuscivano a vivere e muoversi come nulla fosse accaduto). E infine, quello proveniente da Plutonia: …e la Terra Celeste si squarciò ed inghiottì definitivamente la bella e sfortunata città di "Gaia". Ma nonostante tutto - impietrirono tra sé e sé gli abitanti di Gaia - continuavano ad essere, a vivere; proprio… come se nulla fosse capitato!
Miracolo? Ma no, erano troppo scettici per credervi.
Erano esterrefatti: "Non è vero! sono sicuramente creazioni della nostra mente! Sono solo illusioni create dalle nostre paure e dalle nostre ansie; ...provocate dei quei tre insulsi!" S'affrettarono a ripetersi l'un l'altro gli abitanti di Gaia. "Orbene: scongiuriamo le parole e anche la morte di quei tre furfanti ponendoci nudi in questo benedetto Foro, e gridando tutti assieme al "nostro" mondo: amore! Amore! Pace! Cantiamo! Danziamo! Godiamo!".


Tutti fecero serenamente finta di ritornare felici e contenti. Poiché erano del tutto convinti che l'importante, fosse convincersene: una sibillina tecnica, questa, per raggiungere "certezze", che non li aveva mai traditi. E così fu. Fin qui l'immoralità della fiaba, che ci aiuta nel contemplare l'eterno giuoco duale del bene e del male, del vero e del falso: da cui solo poi, ne scaturisce l'"allegorica" morale..

Poveri e sfortunati abitanti di "Gaia". Ebbero l'opportunità di accedere alla vera comprensione dei regni di Urania, Nettunia e Plutonia… capire, per poi infine procedere a Vera vita: ma non la colsero, purtroppo. Comunque, ciò che importa a noi oggi è che non v'è alcun male per i Sublimi Mondi, se, finanche un'intera popolazione di una "gaia - quanto sozza - città", pensa d'esser vivente quando, invero, non è mai venuta manco alla Luce

5 marzo, 2003

*La lirica "Tu immenso deserto" è di Anna Racconto, mia madre.